Cari ragazzi, papà e mamma sbagliano tutto

Corriere della Sera - 21-06-2005

Tempo di esami. Le televisioni mostrano giovani che crollano il capo e genitori preoccupati per Io stress dei figli. Io mi rivolgo ai giovani. Dovreste chiedere più esami e dovreste chiederli più rigorosi. Mi rendo conto che sembra un’assurdità. Ma, se non ci pensate voi, non lo faranno né i vostri genitori né i vostri insegnanti. I genitori ormai fanno un solo figlio e il più tardi possibile. Per farsi amare soddisfano ogni suo desiderio. Poi lo passano all’asilo, alla scuola e qui gli insegnanti cercano di evitargli prove ed esami che potrebbero procurargli traumi. Risultato: è la prima volta nella storia che una generazione arriva all’università senza aver incontrato fin da piccoli una serie progressiva di esami, senza aver imparato a concentrarsi, ad affrontare le sfide, a stringere i denti, a combattere e a resistere alle sconfitte e alle frustrazioni. E pericoloso. Ma voi potete obiettarmi: noi esseri umani abbiamo sempre fatto di tutto per evitare il dolore fisico, la paura, la sofferenza e abbiamo sempre voluto il piacere, la sicurezza, abbiamo cercato di soddisfare i nostri desideri, di evitare gli ostacoli, i problemi. Certo, però se non sentissimo il dolore ci feriremmo in continuazione e non riusciremmo a sopravvivere. Se non provassimo paura moriremmo. Pensiamo al bambino piccolo che, incosciente, si arrampica su una seggiola accanto alla finestra. E se non provassimo sofferenza? Se non provassimo sofferenza non potremmo capire il dolore che provochiamo agli altri. Se riuscissimo a soddisfare istantaneamente i nostri desideri finiremmo per non avere desideri perché il desiderio è pregustazione, attesa, ansia di non riuscire e sforzo per realizzarlo. Se non dovessimo risolvere sempre nuovi problemi la nostra mente si atrofizzerebbe. La vita è desiderio di piacere, di felicità, di diversità, di ricchezza, di successo, di cose sempre nuove e diverse, ma tutto questo è possibile solo attraverso l’attesa, lo sforzo, le prove, l’ansia, la lotta.

Io sono convinto che la maggior parte dei genitori oggi stia sbagliando l’educazione dei propri figli. I grandi artisti artigiani del Rinascimento li mandavano a bottega da un altro e ce li lasciavano finché non erano formati. I grandi imprenditori, dopo averli fatti studiare in scuole dure e selettive, gli facevano fare carriera incominciando dai lavori più umili. Il figlio dell’uomo più ricco del mondo, Bili Gates, si è mantenuto agli studi lavorando. Il figlio di Umberto Agnelli, Giovannino, ha imparato dalla gavetta e andava in Panda, non in Ferrari. Oggi invece c’è chi regala la Ferrari al figlio per il diciottesimo compleanno, sperando che studi.

Ecco perché non mi rivolgo ai vostri genitori, ma a voi. Avete intelligenza sufficiente per capire che la sofferenza, la lotta, gli ostacoli, gli esami sono indispensabili per crescere, per diventare forti, per capire gli altri, il mondo. Non solo rafforzano la vostra volontà, ma vi arricchiscono interiormente. Solo chi ha fatto fatica capisce la fatica degli altri, solo chi ha sofferto capisce la loro sofferenza. La mente cresce risolvendo i problemi. E come un muscolo che si rafforza lavorando. E lo stesso vale per la sensibilità, la creatività, la capacità di concentrarsi, persino la capacità di amare.


Ultimo aggiornamento 17/01/2011